Continuare a contrastare l’emergenza sanitaria in corso preservando la salute delle persone e prestando attenzione alla sostenibilità ambientale. Questi gli obiettivi che hanno spinto Hygraner, innovativa startup abruzzese fondata nel 2016 dai fratelli Di Filippo, a sviluppare microfibre antivirali con un brevetto innovativo, già applicate da un partner nella produzione delle mascherine anti Covid con l’implementazione del grafene all’interno del prodotto e non attraverso la tecnica dello sputtering (spruzzamento).
Un metodo di produzione, funzionalizzazione e dispersione del grafene nelle matrici polimeriche sia a medio alte che a medio basse temperature. Sfruttando la tecnica del Meltblown e Spunbound, la fibra stessa del tessuto è realizzata in grafene. Hygraner si differenzia in questo modo dai competitor, che hanno invece puntato su tecniche di deposizione post tessitura con una patina depositata sul tessuto, riducendo i costi e le difficoltà ad essa legate, ma abbassando la persistenza dell’effetto nel tempo. E ancora, il metodo di produzione del grafene implementato dalla start-up è altamente sostenibile: sfruttando i materiali organici degli scarti agricoli, infatti, ogni prodotto può essere riciclato o utilizzato per la realizzazione di filtri per le acque come nel caso dei tessuti per le mascherine.
I tessuti di diversa grammatura e porosità, infine, consentono di realizzare mascherine di tipo chirurgico IIR, FFP2 e FFP3, garantendo una maggiore respirabilità e traspirabilità rispetto a quelle presenti sul mercato a parità di PFE e BFE con prezzi in media delle mascherine FFP2.
“Diverse ricerche internazionali hanno dimostrato come il grafene disperso nelle matrici polimeriche abbia un importante effetto antivirale e antibatterico, oltre alle proprietà meccaniche e termiche note. Per questo motivo, sin dallo scoppio della pandemia, abbiamo deciso di lavorare con il grafene per dare un contributo concreto alla lotta al covid – ha spiegato il Dott. Andrea Di Filippo, fondatore di Hygraner – Abbiamo ottenuto tutte le certificazioni presenti sul mercato, in particolar modo quelle legate ai test per impedire che il materiale delle mascherine potesse essere rilasciato nell’ambiente ed essere inalato. I nostri prodotti sono quindi sicuri per la salute delle persone e attente alla sostenibilità ambientale, tematica importantissima al giorno d’oggi”.
Hygraner ha anche messo a punto diverse soluzioni con Università, Centri di Ricerca e Aziende private allo scopo di trasferire le proprietà del grafene a materiali che, per via della loro natura, ne risultano privi o carenti. In questo modo si possono ottenere miglioramenti di tipo meccanico, termico, elettrico, e molti altri, che possono essere raggiunti selettivamente o in maniera meno evidente complessivamente. La start-up abruzzese rinnova, infine, la sua disponibilità nel collaborare con altre aziende che vogliano valorizzare le capacità antivirali dei polimeri additivati in vari prodotti finiti: DPI che non siano mascherine, ad esempio camici, guanti, teli lavabili o sterilizzabili, filtri per sistemi di areazione e ventilazione meccanica controllata e tessuti per arredamento di interni. Un progetto di salute e sostenibilità ambientale, dunque, a 360 gradi.
Un metodo di produzione, funzionalizzazione e dispersione del grafene nelle matrici polimeriche sia a medio alte che a medio basse temperature. Sfruttando la tecnica del Meltblown e Spunbound, la fibra stessa del tessuto è realizzata in grafene. Hygraner si differenzia in questo modo dai competitor, che hanno invece puntato su tecniche di deposizione post tessitura con una patina depositata sul tessuto, riducendo i costi e le difficoltà ad essa legate, ma abbassando la persistenza dell’effetto nel tempo. E ancora, il metodo di produzione del grafene implementato dalla start-up è altamente sostenibile: sfruttando i materiali organici degli scarti agricoli, infatti, ogni prodotto può essere riciclato o utilizzato per la realizzazione di filtri per le acque come nel caso dei tessuti per le mascherine.
I tessuti di diversa grammatura e porosità, infine, consentono di realizzare mascherine di tipo chirurgico IIR, FFP2 e FFP3, garantendo una maggiore respirabilità e traspirabilità rispetto a quelle presenti sul mercato a parità di PFE e BFE con prezzi in media delle mascherine FFP2.
“Diverse ricerche internazionali hanno dimostrato come il grafene disperso nelle matrici polimeriche abbia un importante effetto antivirale e antibatterico, oltre alle proprietà meccaniche e termiche note. Per questo motivo, sin dallo scoppio della pandemia, abbiamo deciso di lavorare con il grafene per dare un contributo concreto alla lotta al covid – ha spiegato il Dott. Andrea Di Filippo, fondatore di Hygraner – Abbiamo ottenuto tutte le certificazioni presenti sul mercato, in particolar modo quelle legate ai test per impedire che il materiale delle mascherine potesse essere rilasciato nell’ambiente ed essere inalato. I nostri prodotti sono quindi sicuri per la salute delle persone e attente alla sostenibilità ambientale, tematica importantissima al giorno d’oggi”.
Hygraner ha anche messo a punto diverse soluzioni con Università, Centri di Ricerca e Aziende private allo scopo di trasferire le proprietà del grafene a materiali che, per via della loro natura, ne risultano privi o carenti. In questo modo si possono ottenere miglioramenti di tipo meccanico, termico, elettrico, e molti altri, che possono essere raggiunti selettivamente o in maniera meno evidente complessivamente. La start-up abruzzese rinnova, infine, la sua disponibilità nel collaborare con altre aziende che vogliano valorizzare le capacità antivirali dei polimeri additivati in vari prodotti finiti: DPI che non siano mascherine, ad esempio camici, guanti, teli lavabili o sterilizzabili, filtri per sistemi di areazione e ventilazione meccanica controllata e tessuti per arredamento di interni. Un progetto di salute e sostenibilità ambientale, dunque, a 360 gradi.