L’ingegner Sergio Ferraris, autore del manuale dell’Imballaggio talentuoso, rivista bimestrale dedicata agli imballaggi, ha chiesto ad oltre 100 produttori di imballaggio e diverse migliaia di utilizzatori industriali se secondo loro funzionerà la plastic tax in discussione dal governo.
Quello che emerge è un secco "no". Più del 97% ha infatti confermato che non cambierà sistema di imballaggio, anche a fronte dell'approvazione di una tassa sulla plastica. Secondo gli intervistati infatti in quasi l’80% dei casi il costo della tassa andrà a pesare sui consumatori, alzando il prezzo di vendita. Il 15% pensa invece ad azioni pubblicitarie per aumentare i ricavi e non alzare i prezzi.
Per quanto riguarda invece gli effetti della tassa nel prossimo futuro il 65% ritiene che la tassa potrà servire a spingere maggiormente la ricerca verso imballaggi con meno plastica. Però quello che interessa alle aziende utilizzatrici è un imballaggio che protegga il prodotto e le sue caratteristiche (soprattutto nell’alimentare). Una situazone simile a quella che sta interessando l'automotive: la ricerca spinge i modelli elettrici e alzare le tasse sul gasolio non cambia quasi nulla sull’evoluzione futura
L’Italia è leader mondiale nel settore dell’imballaggio. Non è la tassa a creare problemi, ma l’incertezza su come sarà questa tassa, gli annunci e le liti fra le varie componenti del governo. Nel dubbio le industrie utilizzatrici rimandano gli investimenti, e continuano ad usare imballi più inquinanti. E così i produttori di macchinari perdono fatturato e stimolo alla innovazione. Su 14 preventivi di linee di imballaggio innovative, solo 3 saranno avviate nel primo semestre 2020.
Secondo i produttori infine il governo avrebbe dovuto preparare un progetto dettagliato di tassazione, differenziato a seconda del tipo di imballo; poi coordinarlo con i contributi CONAI per il riciclaggio; infine consultare gli esperti, le associazioni di produttori e consumatori, i sindacati e presentare una proposta di legge precisa e dettagliata. Con il ricavato della tassa contribuire a ricerca e sviluppo dei produttori di macchinari da imballaggio, garantendo così l’occupazione e il primato tecnologico dell’Italia in questo settore.
Quello che emerge è un secco "no". Più del 97% ha infatti confermato che non cambierà sistema di imballaggio, anche a fronte dell'approvazione di una tassa sulla plastica. Secondo gli intervistati infatti in quasi l’80% dei casi il costo della tassa andrà a pesare sui consumatori, alzando il prezzo di vendita. Il 15% pensa invece ad azioni pubblicitarie per aumentare i ricavi e non alzare i prezzi.
Per quanto riguarda invece gli effetti della tassa nel prossimo futuro il 65% ritiene che la tassa potrà servire a spingere maggiormente la ricerca verso imballaggi con meno plastica. Però quello che interessa alle aziende utilizzatrici è un imballaggio che protegga il prodotto e le sue caratteristiche (soprattutto nell’alimentare). Una situazone simile a quella che sta interessando l'automotive: la ricerca spinge i modelli elettrici e alzare le tasse sul gasolio non cambia quasi nulla sull’evoluzione futura
L’Italia è leader mondiale nel settore dell’imballaggio. Non è la tassa a creare problemi, ma l’incertezza su come sarà questa tassa, gli annunci e le liti fra le varie componenti del governo. Nel dubbio le industrie utilizzatrici rimandano gli investimenti, e continuano ad usare imballi più inquinanti. E così i produttori di macchinari perdono fatturato e stimolo alla innovazione. Su 14 preventivi di linee di imballaggio innovative, solo 3 saranno avviate nel primo semestre 2020.
Secondo i produttori infine il governo avrebbe dovuto preparare un progetto dettagliato di tassazione, differenziato a seconda del tipo di imballo; poi coordinarlo con i contributi CONAI per il riciclaggio; infine consultare gli esperti, le associazioni di produttori e consumatori, i sindacati e presentare una proposta di legge precisa e dettagliata. Con il ricavato della tassa contribuire a ricerca e sviluppo dei produttori di macchinari da imballaggio, garantendo così l’occupazione e il primato tecnologico dell’Italia in questo settore.